HISTORY OF MEDICINE - STORIA DELLA MEDICINA

The scientific renaissance (XVII) - Il rinascimento scientifico (sec. XVII°)

In questo periodo iniziarono ad essere gettate le fondamenta di un nuovo tipo di scienza che fosse libera dal retaggio del medioevalismo galenico e diretta alla formulazione di leggi e principi generali attraverso l'esperimento, più che all'osservazione scolastica dei fenomeni. Sarebbe veramente troppo lungo ricordare anche solo le principali scoperte di questa epoca, ma, per far capire lo spirito che la animava, è sufficiente menzionare gli studi con cui Galileo Galilei, tra lo scandalo generale, contestò la teoria del geocentrismo, la determinazione della legge di gravitazione universale da parte di Isacco Newton, le prime leggi sulla pressione atmosferica stabilite da Pascal e la dimostrazione da parte di Keplero che le orbite dei pianeti sono regolate da leggi matematiche. Tutto questo fermento era inoltre supportato dal punto di vista filosofico dalle teorie razionalistiche di Cartesio, Francesco Bacone, Tommaso Campanella e Giordano Bruno: mettendo il ragionamento al di sopra della pura sensazione, essi contribuirono ad aprire la strada al metodo sperimentale.


Nonostante tutto non si registrarono inizialmente grandi scoperte né in patologia, né in terapia, anche perché era difficile mettere ordine nel calderone delle innumerevoli dottrine mediche e scuole di pensiero: troppo lontane erano le posizioni dei seguaci della teoria umorale, di chi si affidava alle capacità autoguaritrici dell'organismo umano, degli interventisti, di chi propendeva per farmaci di origine animale o vegetale. Un tentativo di applicare il principio sperimentale anche alla medicina fu quello della sua interpretazione iatromeccanica e iatrochimica: entrambe tentavano di applicare ai processi fisiologici leggi e regole proprie dei corpi inorganici.


La prima cercava la spiegazione di tutti i fenomeni biologici in regole di meccanica e di matematica, formule e calcoli numerici. Da ricordare la figura di Santorio Santorio (1561-1636) che condusse approfonditi studi sul metabolismo: grazie a una bilancia di straordinarie dimensioni (era in grado di sorreggere una stanza con tanto di letto e scrivania) calcolava la variazione del peso del corpo dovuta non solo alle normali attività di vita, ma anche alla perdita dei materiali eliminati attraverso cute e polmoni. Introdusse anche l'uso di strumenti che aiutassero il medico nella formulazione della diagnosi quali il pulsimetro (o pulsilogio) che misurava il ritmo e la frequenza del polso, ed il termometro ad aria.


La seconda interpretava la malattia come un'alterazione chimica, uno squilibrio tra acidi e basi, sconfinando talvolta nel campo dell'alchimia. Francesco de la Boe (1614-1672), meglio conosciuto come Sylvius, ne fu il fondatore. Egli vedeva nella fermentazione la chiave di volta di tutti i processi fisiologici. Tra i personaggi di spicco di questa scuola va inoltre ricordato Giovanni Battista Van Helmont che teorizzò la presenza di tre tipi di entità nel corpo umano: gli archei, ovvero i principi spirituali che danno la vita ai vari organi; il gas, termine coniato dallo stesso scienziato belga, che rappresentava la materia aeriforme derivante dai processi fermentativi che si svolgono nell'organismo; il blas, cioè il movimento che accompagna ogni trasformazione di energia. La malattia era causata dal cattivo funzionamento degli archei e si manifestava con anomale fermentazioni.


Una ventata di novità arrivò grazie a personaggi come Marcello Malpighi (1628-1694) che, utilizzando i primi rudimentali microscopi, poté compiere indagini anatomiche piuttosto accurate osservando la struttura cellulare e scoprendo tra l'altro la prova della comunicazione tra vene ed arterie a livello degli alveoli polmonari. Grazie agli studi condotti sugli insetti contribuì poi alla demolizione della dottrina della generazione spontanea, un vero e proprio dogma proveniente dal pensiero aristotelico: la loro struttura appariva infatti troppo complessa e perfetta nel suo funzionamento perché derivassero semplicemente dalla putrefazione di sostanze organiche come si era sempre pensato.


Da ricordare infine la nascita del concetto della natura vivente del contagio: Giovan Cosimo Bonomo (1666-1696), ad esempio, individuò la vera eziologia della scabbia con la scoperta del ruolo dell'acaro nella malattia, anche se la medicina ufficiale ignorò i suoi studi fino quasi alla metà del sec. XIX°

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